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RIDIRSI "SÌ"

L’agenda delle celebrazioni di questo periodo abbonda di anniversari di matrimonio: infatti, non sono poche le coppie di sposi che, a cinquant’anni di distanza, scelgono di riconfermare il loro dono d’amore davanti al Signore. Nella foto che accompagna queste righe riempiamo gli occhi con la gioia con cui Mauro e Angela hanno desiderato condividere con la comunità parrocchiale, durante la Messa, la gratitudine dei loro 50 anni insieme. Un’occasione molto significativa che coinvolge figli e nipoti ma anche i parenti e gli amici incontrati nel frattempo e di vecchia data. Ci si ritrova insieme, si fa memoria del cammino percorso raccontandosi le gioie e le inevitabili fatiche; si accarezza il pensiero, ricco di nostalgia, per chi, nel corso degli anni, è stato chiamato alla pienezza della vita eterna.


Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare.

Questa bellissima espressione di Papa Benedetto XVI pronunciata a Milano nel 2012, racconta di giorni e attimi in cui tra sposo e sposa si vive il donarsi: non senza difficoltà, incomprensioni e cadute. Ma sempre nella disponibilità a ricominciare, a non disperdere il dono dell’amore. Di fronte alla ritrosia di tanti a celebrare nella fede tappe così significative nella vita di una famiglia, la scelta di dare voce e affidare alla preghiera la gratitudine a Dio per il dono dell’amore e della fedeltà, oggi più che mai chiede di essere valorizzata e accolta. Non tanto e non solo perché oggi il sacramento del matrimonio sta conoscendo una forte crisi (pensate che nella nostra parrocchia nel 2024 non sarà celebrato nessun matrimonio!) ma soprattutto perché nella fedeltà di un uomo e di una donna e nel racconto delle tempeste affrontate, dei progetti realizzati e di quelli accantonati, delle cadute e delle conquiste si riconosce l’opera di Dio, la sua premura e la tenerezza della sua mano. Mentre osservo le espressioni dei mariti, per lo più ultrasettantenni, che si cimentano dopo tempo nella lettura delle parole con cui la liturgia invita a ringraziare il Signore per il dono della sposa, provo ad immaginare i sacrifici affrontati per dare sicurezza, protezione e futuro alla sua famiglia; nello sguardo delle spose, invece, permane la tenerezza ma anche la dedizione, la lungimiranza e la fierezza, e i loro occhi sono testimoni delle notti insonni a cullare i figli, delle preoccupazioni per far tornare i conti, della sensibilità tutta materna per custodire l’armonia nella casa. Fanno capolino anche gli sguardi di chi vive nell’intimo la tristezza per un traguardo non raggiunto con la persona amata, perché sorella morte ha disposto diversamente oppure perché le situazioni della vita hanno chiesto di interrompere il rapporto. Le comunità, le parrocchie e l’intera società, lo vogliamo o no, si fondano proprio sulla verità e la stabilità di uomini e donne che, mattone dopo mattone, ogni giorno hanno saputo dirsi e ridirsi “si”!







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