Non sarà difficile intuire il tema di queste poche righe: vorrei infatti condividere la ricchezza dei giorni di camposcuola vissuti a Cuglieri con i ragazzi. Giorni faticosi, intensi e pieni non solo per me ma anche per la squadra di catechisti, amici dell’ultima ora e animatori dell’oratorio che hanno guidato con generosità, competenza e gioia il percorso umano, educativo, spirituale e comunitario dell’esperienza. Un camposcuola non può essere etichettato solo come esperienza di divertimento: è molto di più perché racchiude per alcuni giorni la convivenza, 24 ore su 24, di storie e sensibilità diverse che si incontrano e camminano insieme. I ragazzi che partecipano al camposcuola, per usare l’espressione di un genitore, rientrano a casa “rinnovati”, si intravede in loro qualcosa di nuovo e sicuramente che un pezzo di strada importante nella crescita è stato compiuto. Crescita umana (come dividere la stanza e gli spazi vitali con altre persone), spirituale (i momenti di preghiera tra le cascate, le riflessioni e le testimonianze sulla fede), di gruppo (sentirsi parte di una storia e coinvolgersi nell’amicizia, nei giochi, nella fatica del cammino) e anche nel servizio (“per la prima volta ho lavato i piatti…”). Esperienza divertente, certo, ma capace di dare riferimenti importanti per la vita e la fede; decisiva per trovare punti di riferimento nell’esplorazione della crescita e tra loro gli animatori, nuovi amici, testimoni di fede di una famiglia più grande come la parrocchia; necessaria per conoscersi a fondo e per far spazio all’incontro con gli altri. Quante scoperte si fanno in un camposcuola! Da chi ha versato inaspettate lacrime di gioia ed emozione, a chi ha percepito la bellezza di camminare in mezzo alla natura, a chi è rimasto estasiato per la notte trascorsa ad ammirare le stelle, a chi, grazie alle cuoche, ha imparato che “…lo spezzatino è davvero buono!”.
Con gratitudine, anche da queste righe, sento di voler affidare ognuno dei ragazzi che ha partecipato ai campiscuola a quella “stella” che hanno scelto di seguire nella limpida notte di Cuglieri; sento di mettere nelle mani di Dio il prezioso servizio di catechisti, animatori dell’oratorio e amici che hanno tenuto vivo ogni momento delle due esperienze con i ragazzi a Funtana s’ozzu; sento con commozione di ringraziare Maria e Monda, le cuoche, perché molto dell’attrattiva di un campo dipende dal profumo d’amore e di serenità che esce dalla cucina; sento di ringraziare anche i genitori dei ragazzi, tante volte un pochino comprensibilmente apprensivi, ma sinceri nella fiducia che hanno riposto nella nostra comunità per il percorso dei loro figli. Rientrando da Cuglieri, anche quest’anno, la follia di un incendio che ha deturpato alcuni spazi ancora verdi: passare e sentire ancora l’odore del fumo ha fatto capire come la gioia cominciava a cedere il passo alla realtà della vita quotidiana, fatta anche di gesti di cattiveria e di crudeltà. Ma dentro ciascuno dei ragazzi qualcosa è cambiato: per fare la propria parte anche difronte agli incendi devastatori della vita.
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EMERGENZA UCRAINA
Da giovedì, 21 luglio, oltre a Anna, Mia e Polina, nell’appartamento superiore della casa parrocchiale, accogliamo una nuova famiglia proveniente dall’Ucraina, precisamente dal Donbass: la mamma Irinya e i suoi due figli, Violeta (18 anni) e Macar (5 anni). Benvenuti!
Continuiamo a sostenere con generosità questi nostri amici ucraini: facciamoli sentire a casa!
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