Nel canto dell’Exsultet, appena il Cero pasquale, nella chiesa buia, ha alimentato con la sua fiamma tutte le candele dei fedeli, risuona la gioia per la risurrezione gloriosa del Signore, che «fa risplendere sugli uomini la sua luce serena». È la luce di Cristo, che disperde le tenebre del cuore e dello spirito, che salva su tutta la terra i credenti dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. È una fiamma debole, eppure spacca la barriera delle tenebre e contagia di luce i volti dei fedeli e le forme dello spazio: come il grande cero è simbolo del Risorto, così il piccolo lume tra le mani è simbolo del corpo salvato dei credenti. I discepoli, che la sera di Pasqua «gioirono al vedere il Signore», ci ricordano il paradosso della vita cristiana: la prova e il dolore non sono eliminate in questo mondo; le nostre notti infatti, anche se oscurate dalla sofferenza quotidiana, sono illuminate dalla risurrezione del Signore, che nel mistero della notte pasquale sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Questa è l’esperienza della Pasqua vissuta anche dalla nostra comunità: siamo chiamati a riviverla non solo nel tempo liturgico fino alla Pentecoste, ma nella Pasqua/passaggio dentro gli eventi e le scelte della nostra vita. Il Triduo Pasquale, preceduto dalle Quarantore, nella nostra parrocchia, è stato davvero intenso e, a mio parere, partecipato e ricco di quel senso di famiglia e di coinvolgimento che fa sì che l’incontro con Cristo non sia qualcosa di costruito e estraneo ma sincero, significativo e vivo.Rimangono sicuramente scolpiti in noi il clima di commozione e di pace del Giovedì santo, la struggente Via Crucis per le strade nel pomeriggio del Venerdì santo e l’adorazione della Croce, per poi approdare all’intensità e gioia della Veglia Pasquale. Passaggi e momenti celebrativi resi possibili dalla “vita donata” di tanti che nella preparazione della chiesa e dei fiori, nel canto, nella disponibilità per la lettura, nel servizio liturgico e in tutto ciò che richiede la lode comunitaria del Signore, non si sono tirati indietro dedicando tempo, energie, creatività e impegno. Per cinquanta giorni il cero pasquale arde al centro della nostra chiesa: attira il nostro sguardo e ci chiede di orientare verso Cristo tutte le nostre scele e i nostri affetti:
Conducimi tu, Luce gentile conducimi nel buio che mi stringe; la notte è scura la casa è lontana, conducimi tu, Luce gentile John Henry Newman
Scarica il file completo
Comments