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L'AMORE MESSO ALLA PROVA!

La città di Cagliari da molti secoli si raccoglie il 30 ottobre e nell’antichissima Basilica, accanto alla parrocchia di san Lucifero, per fare memoria del Martire cristiano suo patrono, San Saturnino. Un martire giovane, che nella sua vita non ha avuto il tempo di compiere azioni da scrivere nei libri di storia, né ci ha lasciato opere letterarie o poetiche. Ha professato pubblicamente la sua fede in Cristo, e quello è stato il momento culminante e anche conclusivo della sua giovane vita. Un martire locale, venerato principalmente nella sua città, anche se non sconosciuto nel resto dell’Isola e nella Chiesa, che con la sua professione di fede ha inciso profondamente nella coscienza di quanti ne hanno conservato memoria e nella vita della sua città. Più o meno tutti gli storici concordano nell’attestare che Saturnino nacque da genitori cristiani e che da essi fu cristianamente educato: il suo martirio risale all’anno 304, al tempo della persecuzione ordinata da Diocleziano e Massimiano.


Quelli di Saturnino erano gli anni terribili della persecuzione scatenata dall’imperatore Diocleziano, convinto che il cristianesimo fosse una minaccia per l’Impero e che dovesse quindi essere annientato uccidendo quanti si rifiutassero di abbandonarlo. Quel giorno il giovane Saturnino passava nei pressi del tempio dedicato alla Triade Capitolina di Carales, durante i sacrifici in onore di Giove. Venne riconosciuto dai presenti come cristiano, e si rifiutò di rinnegare la fede. Condannato alla decapitazione, fu ucciso a soli 19 anni, nel novembre del 304. La sua fu una scelta di libertà dentro un contesto di ingiustizia subita. Il contesto era obbligato, ma la scelta fu libera e fu d’amore. Che cosa davvero amiamo si vede quando siamo costretti in circostanze che non abbiamo scelto. Saturnino scelse per Cristo Gesù. Mons. Giuseppe Baturi, omelia 2023

Proprio la Basilica a lui dedicata, fuori dal centro della Cagliari degli inizi del IV secolo, dove i cristiani hanno portato a sepoltura il corpo del Martire, è stato da subito luogo di preghiera e di pellegrinaggio, ma è stato valorizzato in modo particolare dal vescovo africano San Fulgenzio di Ruspe, qui esiliato assieme ad un gran numero di altri vescovi e di fedeli cristiani. Proprio tra quelle pietre ha voluto costruire chiesa e monastero, un complesso che attraverso i secoli e varie trasformazioni è giunto fino a noi. Anche Fulgenzio con i suoi compagni di esilio, per almeno due volte, ha attraversato il Mediterraneo forzatamente, da profugo, ma ha reso fecondo il suo soggiorno nella nostra città, da vero Padre della Chiesa, come giustamente è riconosciuto dalla storia. In piazza san Cosimo, ammirando la Basilica paleocristiana di san Saturnino, ...


... troviamo le radici della nostra città, radici cristiane che hanno contribuito in modo determinante ed armonioso, unitamente alle culture precedenti e a quelle che si sono succedute, a formare la fisionomia della città che noi oggi abbiamo la gioia di abitare, assieme alla responsabilità di contribuire al suo sviluppo e alla fisionomia che potrà avere in un futuro prossimo e in quello più lontano. Come non tenerne conto! Mons. Arrigo Miglio, omelia 2015

 





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